…."La poetica visiva di Mauro Marrucci si rivela ricchissima di intuizioni, ed esprime una sensibilità moderna di notevole spessore. Le sue opere - di vitalità creativa anche per la varietà delle tecniche e dei temi affrontati - comunicano il senso del tragico, dell'erotico e del sogno, percorsi privilegiati della contemporaneità. Ad esempio, in opere come DIVANO ROSSO (olio del 1979), CONDIZIONE DEL SUBCONSCIO (china del 1970) o, DIVANO STROBOSCOPICO (acquaforte del 1975), si mettono in evidenza le problematiche che pervadono il nostro tempo, come la solitudine ed il senso della precarietà esistenziale. E' sapiente la collocazione, il progetto coloristico dell'opera DIVANO, CONDIZIONE FEMMINILE (olio del 1975); v'è un senso armonico di buona scuola e gusto personale nel disporsi dei tasselli cromatici nei contrasti dei toni complementari.
Ma Marrucci tenta pure soluzioni e ricerche più difficili e contemporanee, ricerche che lo portano a risultati dove la fotografia (CARTA DI FRANCIA anni '70) e la molteplicità delle tecniche, oggi diffusissima, viene usata sempre con la stessa tensione stilistica che si nutre di risonanze importanti come Adami, Bacon, Orozco, Noland.

(recensioni del critico Ivo Gigli apparsa sulla Rivista Praxis Artistica di Rimini, 1997)

     

…."E' l'uomo infetato in divani, crogiolo di idee, è l'uomo glorificato da una mano accorta in un contesto espressionista, oppure evidenziato attraverso quella sagacia che lascia in disparte la prospettiva per creare nuovi piani d'incontro, di rilievo e di luce, dove il soggetto si porge, si stacca dalla figurazione che lo contiene e si fa leggere in tutta la sua pienezza, in tutta la sua significanza.
Non cede il soggetto al narcisismo del dire, ma dice eloquentemente. Concisa la grafica nelle "Carte di Francia" (in cui il tratto unificatore è un evidente richiamo, appunto, a quell'elemento di arredo), connubio certo fra la cedevolezza borghese e la condizione umana, una serie di opere che Marrucci ci fa percepire, quasi nascoste all'occhio del lettore; sono segni pesanti, filtrati, semidiafani; ed è proprio nei socchiusi profili delle immagini alienanti che il discorso scarno, essenziale, acquisisce forza
Contenuto-tratto-pensiero, a volte celati, a volte ingabbiati in una stupefacenza di colori, confermano la sapienza di Marrucci."

(recensione apparsa su La Nazione del 20 Aprile 1998, in occasione della personale "Dei divani o della condizione umana" tenuta presso la sede dell'AGAF di Grosseto)

…."La speranza che oggi emerga una nuova soggettività consapevole e che rinasca una qualità dell'"essere" volta a reclamare la riappropriazione di una creatività esistenziale, si percepisce perfettamente in "Condizione femminile". Un corpo finalmente ricomposto, anche se ancora rinchiuso all'interno di un "parallelepipedo" trasparente, attende l'inizio di un nuovo ciclo. Ogni opera di Marrucci è realizzata con una tecnica sofisticata e complessa, in alcuni pezzi veri strati di materia danno spessore alla forma, che s'innesta ad un prezioso supporto. In altre opere grafiche la sperimentazione condotta su vari elementi decorativi riesce a far esprimere, in modo coerente, un personale ed originale immaginario, evidente nella serie delle "Carte di Francia".
Marrucci ha vissuto la sua esperienza d'artista in una terra splendida come la Maremma, ma ancora marginale rispetto ai centri di produzione e distribuzione di cultura visiva, proprio per questo il lavoro ed il costante impegno di questo artista devono essere considerati esemplari."

(dalla presentazione del critico d'arte P. Baldassarri alla personale tenuta presso la sede dell'AGAF di Grosseto, 1998)

"Ripercorrere questi ultimi decenni nella pittura di Mauro Marrucci significa intraprendere un viaggio nel colore e attraverso di esso seguire l'evolversi di un linguaggio cui è sottesa una ricerca in continuum. Quale prima traccia, osservando l'intero arco di opere che datano dall'inizio degli anni Ottanta fino ad oggi, si può osservare come l'artista muova da una pittura che potremmo dire di superficie ad una materica tagliando ben presto il cordone ombelicale con l'esigenza di rappresentazione per rivolgersi ad un'esperienza di espressione più marcatamente astratta.

Il cammino procede fluido e coerente fondando il proprio alfabeto visivo sempre e comunque sul colore: prima di elevarsi a protagonista assoluto lo vediamo interagire con elementi figurativi che l'artista inserisce come intarsi in partiture lineari giocate con simmetrie di arancio e blu, di verde e blu, campiture piatte dove la citazione figurale simbolicamente frammento di memoria ed espressivamente punto dinamico della composizione. Nelle successive (fine anni Ottanta) "scatole magiche" il ritmo "narrativo" si fa più serrato, scandito dalla geometrizzazione di rapporti cromatici sempre più raffinati fino a che sarà proprio il tessuto cromatico a divenire unico soggetto comunicante "rubando" la scena ai "reperti" figurali.
Il colore, allora, modulato, non più steso a tinte piatte, suscita allusioni spaziali nuove creando sincronie di toni, sfumando il "disegno" delle geometrie, producendo infine suggestive percezioni di movimento e di volume - come "Cattedrale" o "L'oggetto inquietante", due lavori del 1190 -. Sul filo di questa costante indagine sui valori espressivi e sulla semanticità del colore, che approda negli anni Novanta ad un arricchimento anche tattile elaborando una pittura di spessore, polimaterica, Marrucci costruisce una spazialità che appare nutrita tanto dalla razionalità progettuale quanto dalla libertà di "divagare" nel terreno della memoria e della fantasia"….
…."La pecularità dell'articolazione dell'immagine, che in questo nuovo corso evoca ritmi e spazi - visivi e narrativi - più ampi, rivela una concezione viva e pulsante dell'esperienza pittorica nella quale la stessa declinazione astratta, rigorosa ma mai rigida, appare essere la naturale dimensione con cui l'autore dialoga con la realtà, con la natura, con la storia, con se stesso."

(dalla presentazione del critico d'arte Roberta Fiorini di Firenze alla personale del 1999: "La visione dell'astrazione dentro il sentimento della realtà" tenuta a Grosseto presso la sede dell'AGAF)

….."Marrucci celebra invece il luogo della centralità da cui scaturisce, per scansione e irradiazione della struttura, la simmetria dei diedri la cui anima di cristallo racchiude il principio ordinatore dell'universo."

(da "Un diramato percorso nella pittura toscana contemporanea" di Nicola Micieli, critico d'arte in Pisa. Dal Catalogo della Rassegna "Arte per la vita". Pisa, anno 2000).

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Marrucci Mauro - Via Capo d'Istria, 42 - 58100 Grosseto - Tel +39 0564.457053